Uno splendido evento quello di sabato 28 ottobre alla Fattoria del Colle a Trequanda ospiti di Donatella Cinelli Colombini, Delegata Toscana dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino, che nell’occasione ha presentato il suo Passito. Molti giornalisti e wine blogger e una bella rappresentanza di Donne del Vino della Toscana per degustare 12 vini dolci tra Vin Santo, Passiti, Occhio di Pernice, Aleatico e Moscadello di Montalcino, provenienti da varie parti della regione.
A guidare la presentazione il giornalista enogastronomico Gianni Fabrizio con gli interventi di Donatella Cinelli Colombini e delle produttrici presenti e la partecipazione di Roberto Scalacci, dirigente dell’assessorato all’agricoltura della Regione Toscana, in rappresentanza dell’assessore Saccardi.
Un passato importante quello dei vini dolci toscani: l’Aleatico portato sulla costa Toscana dai greci, il Vin Santo apprezzato fin dal Rinascimento e il Moscadello già esportato a Parigi e Londra nel 1600. Ma un presente complesso per le minime quantità prodotte e gli alti costi di produzione a fronte delle tante energie e professionalità profuse.
Diversi gli spunti e le proposte interessanti per il futuro, anche insolite e provocatorie.
Ma partiamo con le caratteristiche comuni dei vini dolci:
- Sono fortemente legati alla tradizione e anche per questo spesso tendono ad essere considerati “vecchi”
- Lo “svecchiamento” si rende necessario sia per l’immagine troppo standardizzata e a volte vetusta che per le modalità di consumo
- Si tratta di produzioni di nicchia che non hanno massa critica
- Si vendono prevalentemente in cantina, nel luogo di produzione
La tradizione può essere rivalutata valorizzando l’immagine con stili più ricercati e packaging esclusivi che trattano il prodotto come una vera e propria opera d’arte con tanto di certificato numerato e firmato (così Donatella Cinelli Colombini valorizza le sue 364 bottiglie di Passito da uve di Traminer aromatico), prodotti preziosi destinate ad appassionati e collezionisti in grado di apprezzarne il valore.
Anche le diverse modalità di consumo concorrono nel percorso di rinnovamento: il gusto dei consumatori sta cambiando e si fanno avanti esperienze gustative come gli abbinamenti (banditi i cantucci!) con i formaggi molto stagionati e erborinati anche come aperitivo o antipasto (i puristi e i sommelier più integralisti storceranno la bocca ma con un intervallo di tempo dopo il vino dolce si può davvero bere altro) e indirizzare i vini dolci verso mercati come l’Asia dove il gusto dolce è parte della cultura culinaria.
Promuovere i percorsi enoturistici aiuterebbe infine gli acquisti al termine dei percorsi di visita e degustazione. Un’attività da fare a livello regionale.
Tra l’altro il dirigente della regione Toscana ha rimarcato come grazie al lavoro fatto dalla Regione negli anni Novanta, il Vin Santo può essere prodotto solo in Toscana e ha evidenziato come i vini dolci della regione potrebbero rientrare nel progetto regionale di “valorizzazione e recupero delle produzioni tradizionali toscane elementi essenziali nella narrazione di secoli di esperienza”.
L’invito è a uscire dalla confort zone, puntare in alto e mirare lontano.
Questi i vini dolci degustati:
Badia a Coltibuono Vin Santo DOC 2013
Banfi Florus Moscadello di Montalcino DOC 2019
Capezzana Vin Santo di Carmignano DOC Riserva 2016
Castello di Querceto Vin Santo del Chianti Classico DOC 2018
Castello Sonnino Red Label Vin Santo del Chianti DOC 2015
Dei Vin Santo di Montepulciano DOC 2016
Donatella Cinelli Colombini Passito IGT Toscana 2018
Fattoria Aldobrandesca Aleatico Sovana DOC Superiore 2022
Fattoria Le Pupille Passito Solalto IGT Toscana 2019
Tenuta di Artimino Vin Santo di Carmignano DOC Occhio di Pernice 2012
Tenuta Il Corno Vin Santo 2004
Villa di Vetrice Vin Santo del Chianti Rufina DOC 2005